Recensione Decimo Dan di Marco Plebani

Decimo Dan

– Marco Plebani –

Formato: Copertina flessibile

Pagine: 222

Editore: Edizioni La Gru – Entropia

Il titolo dell’opera fa riferimento metaforico al massimo grado delle arti marziali inteso come quel più alto livello di consapevolezza che la poesia fa raggiungere. C’è molto ritmo in Decimo dan, molta musica, molta creatività. L’idea di fondo dell’autore è stata disporre i componimenti in una sorta di concept, un po’ come gli LP musicali che dipanano un tema in sezioni e lo risolvono con l’ultimo brano. Le metriche che usate variano dal sonetto al verso libero, al madrigale, fino alla còbbola provenzale; il tutto all’insegna di un prepotente andamento allitterante che non disdegna, però, anche l’uso delle figure semantiche più ad effetto, arrivando persino al calembour. I versi sono per lo più endecasillabi e/o versi sillabicamente dispari. Quello di Plebani è uno stile decisamente anticonvenzionale, tagliente e profondo.

Sarebbe, se non più facile, forse più corretto concentrarsi sui versi e sulla metrica quando ci si trova di fronte a un libro di poesia, ma le pagine di Marco Plebani, una volta terminata la lettura, ci obbligano a soffermarci sulla profondità e sul significato delle sue composizioni. 

Scrivere di un libro di poesia è impresa ardua perché la grandezza della poesia sta nella possibilità offerta al lettore di scrutare in parte nell’animo di chi ha scritto e, in parte, nel proprio.

Colpisce, leggendo i versi di Plebani, la sua capacità di dare alle parole, non solo il giusto peso ma una profondità in grado di aprire orizzonti interiori in cui scrutare, in cui perdersi e in cui ritrovarsi, una peregrinazione di pensiero agevolata dagli spunti quotidiani da cui i versi traggono origine.

Ed è proprio il rapporto con il quotidiano che apre un ciclo di scansione temporale diviso in tre sezioni che paiono quasi rappresentare i passaggi obbligati di un percorso laico di crescita e riflessione personale, un percorso che i versi sembrano quasi offrire la possibilità al lettore di compierlo parallelamente all’autore.

Poche cose come la poesia sono in grado, con brevità, di toccare le nostre corde più profonde, una sensazione che in “Decimo Dan” è amplificata dalla scelta dell’autore di concentrarsi su dettagli dai quali i versi sembrano quasi fiorire con uno stile non ingessato e convenzionale. 

Quando un autore è in grado di trasformare l’anima dei fatti di vita in versi, genera poesie di rara potenza; una potenza che in “Decimo Dan” emerge dalla prima all’ultima pagina. 

Marco Plebani(Jesi, 1978) è un insegnante di Lettere. Ha pubblicato il libro Un giorno qualsiasi (OTMA, 2011). 

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