Recensione I Lupi dentro di Edoardo Nesi

I Lupi dentro

– Edoardo Nesi –

Formato: Copertina flessibile

Pagine: 368

Editore: La Nave di Teseo

Come tutti noi, Federico Carpini insegue un sogno impossibile. Il suo è quello di poter vivere ancora una volta una grande giornata prima di vedersi portar via dagli ufficiali giudiziari la poca, ultima roba che gli è rimasta: il segno finale d’un patrimonio conquistato dal padre nella sventata, fulgida età dell’oro degli anni Ottanta e poi svanito. Mentre vive quel giorno come se fosse l’ultimo, portando allo stremo la sua sformata carcassa di ex-bello ormai sessantenne e la sua vecchia Porsche 964, saranno i ricordi di un’epoca e d’una vita incomparabilmente migliore ad accompagnarlo. Sarà il riaffiorare del ricordo di Ginevra, la donna più bella del mondo, a carezzarlo e al tempo stesso tormentarlo. Ma non sarà solo, Fede. Ad abbracciarlo e sostenerlo nel mondo dimentico e insensato nel quale ci troviamo a vivere ci saranno anche Ivo Barrocciai e Vittorio Vezzosi, i suoi amici e i personaggi più indimenticabili di Nesi, che si schiereranno al suo fianco nel giorno più importante e così, sorridendo amaro, e spesso ridendo, si va a celebrare una vita ineguagliabile, un’epoca perduta e una sconfitta colossale. Edoardo Nesi torna al romanzo con quest’opera accelerata e incalzante, instillata di forza vitale, comica e tragica, che va a concludere un ciclo letterario unico – iniziato nel 1995 e proseguito per otto romanzi – in cui dalle profondità della provincia toscana s’è raccontato lo splendore e la caduta di un’Italia troppo poco raccontata, troppo poco compresa, troppo poco amata.

È la nostalgia il sentimento che fa da filo conduttore a queste pagine con le quali Edoardo Nesi conclude un vero e proprio ciclo letterario iniziato quasi trent’anni fa e di cui avevamo particolarmente apprezzato “L’estate infinita”.


In questo lavoro l’autore tratteggia la parabola discendente, non solo del nostro Paese, ma di una generazione che aveva imbastito sogni su presupposti che sono poi venuti meno, in un declino sospeso tra frangenti quasi tragicomici.


È una vivida nostalgia quella che emerge da queste pagine che, proprio per il carattere nostalgico, paiono quasi assumere il ritmo di una favola moderna.


Attraverso le vicende di Federico, il protagonista di queste pagine, e di alcuni amici che lo affiancano nella conclusione di un ciclo di vita privo di lieto fine, chi legge vive la strana sensazione della sospensione tra il passato e il presente, tra ciò che è stato e ciò che accade dopo, tra ciò che veniva immaginato e ciò che si realizza poi.


Ho attraversato gli anni ‘80 da bambino e non ho la percezione diretta di quello che in realtà fossero, ma Nesi con la trama di questo libro e i personaggi che la popolano, ci regala uno spaccato di un frangente storico all’insegna della spensieratezza, vissuto da Federico secondo li schema “tipico” dell’erede di una famiglia di industriali, passando dai fasti di un’epoca passata a un presente da squattrinato.


Quella scattata da Nesi è una bellissima fotografia di quegli anni, fatta rivivere al lettore grazie alla vita di personaggi che rendono al meglio quella che per alcuni può essere considerata un’evoluzione e per altri un’involuzione, punti di vista che faranno amare (in modi diversi, ma mai odiare) i personaggi di questo libro.


Federico Carpini, ormai sessantenne spiantato, in questo romanzo rivive quegli anni compiendo un esercizio di memoria che incarna al meglio un esercizio nostalgico che non è solo personale ma che coinvolge (o, almeno dovrebbe farlo) tutti coloro che quegli anni li hanno vissuti e assaporati, con emozioni intime che sono le stesse che si provano guardando i colori sulla grana grossa della vecchia foto di copertina.

Edoardo Nesi Sceneggiatore, regista, romanziere e traduttore, ha iniziato la sua attività traducendo racconti, saggi e romanzi di autori come Bruce Chatwin, Malcom Lowry, Stephen King e Quentin Tarantino.
Ha pubblicato i romanzi Fughe da fermo,Ride con gli angeli, Rebecca e Figli delle stelle, tutti per Bompiani. Ha scritto e diretto il film Fughe da fermo (Fandango, 2001), ha tradotto le 1433 pagine di Infinite Jest di David F. Wallace e ha fatto andare avanti l’azienda tessile di famiglia fino al settembre 2004, momento in cui ha deciso di venderla per dedicarsi a tempo pieno all’attività di scrittore. Sulla sua parabola di “imprenditore in Prato”, sugli effetti perversi della globalizzazione e il modo in cui si sono accaniti sul tessile italiano, Nesi ha scritto e pubblicato (con Bompiani, nel 2010) Storia della mia gente, con il quale ha vinto il premio Strega nel 2011, Le nostre vite senza ieri (2012) e L’estate infinita (2015).
Del 2019 La mia ombra è tua (La Nave di Teseo), il racconto d’una passione incontenibile, e d’un giorno che “vale una vita intera”, e del 2023 I lupi dentro (La Nave di Teseo).

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