Recensione Il breve mestiere di vivere di Adriano Morosetti

Il breve mestiere di vivere

– Adriano Morosetti –

Formato: Copertina flessibile

Pagine: 275

Editore: Mursia

Febbraio 1993. Sanremo si prepara a ospitare il Festival e tra i numerosi giornalisti giunti a seguire l’evento, c’è anche Arturo Ferretti, tornato nella sua città natale come inviato di una scalcinata rivista di gossip. In una città messa sottosopra da troupe televisive, cantanti famosi e feste esclusive, Ferretti si ritrova invischiato nella morte di Nino, un vecchio amico. Per la polizia è un semplice incidente, ma troppe cose non tornano. Cinico e disilluso, il giornalista vorrebbe solo strappare uno scoop e andarsene, ma sa che non può farlo: per scoprire la verità e uscirne vivo, dovrà imparare a fare i conti con i fantasmi del passato, perché, come canta Enrico Ruggeri sul palco dell’Ariston, “il breve mestiere di vivere è il solo mistero che c’è”.

Arturo Ferretti, giornalista a bordo di una vecchia decapottabile sgangherata, torna nella città natale di Sanremo, per riuscire nell’impresa di pianificare un’intervista con l’idolo del momento, un uomo a cui è stato affidato il Dopofestival.

Siamo nel 1993 e il Festival si prepara a catturare l’attenzione di un’intera nazione e ad accogliere il turismo e la ricchezza che ne deriva. Le atmosfere della Sanremo del 1993 sono credibili e minuziose, a tratti oggi le definiremmo “kitsch” ma, personalmente, mi hanno molto divertito.

Sfarzo, esagerazione, lusso ed eccessi sono le caratteristiche principali dei personaggi che popolano lentamente la città che una settimana l’anno diventa “capitale” d’Italia. Sono anche gli anni delicati di Tangentopoli e Mani Pulite, anni in cui la tensione era palpabile e ogni salotto doveva fare i conti con il lato marcio delle cose.

In queste atmosfere leggere da un lato e rarefatte dall’altro, Arturo Ferretti si trova a cercare il gossip ma anche a dover risolvere il mistero attorno alla morte dell’amico Nino. Arrivato a Sanremo e ritrovato dopo tanti anni, l’amico chiede al giornalista di potergli parlare ma il corpo senza vita rinvenuto la mattina dopo, cambia improvvisamente le carte in tavola. Secondo la polizia si tratta di un incidente, ma la tensione del giorno prima e i sospetti della figlia di Nino portano Arturo ad indagare per portare alla luce la verità.

Leggere questo romanzo giallo è stato anche come fare un viaggio nel tempo: io nel 1993 avevo cinque anni ma rileggere nomi e riferimenti dell’epoca ha riacceso ricordi che avevo dimenticato.

Ecco perché l’ambientazione, oltre che nei luoghi anche nello sfondo temporale, è minuziosa, accurata e meticolosa.

Si pensa che leggere un giallo sia solo sbrogliare una matassa per giungere a una soluzione: “Il breve mestiere di vivere” però non fa solo questo ma costruisce uno sfondo variegato entro il quale il protagonista si muove tra vicende personali, momenti anche esilaranti e quelli più ombrosi legati al caso da risolvere.

Adriano Morosetti ha creato un romanzo completo sotto ogni punto di vista lasciando al protagonista il compito di unire le varie sfumature di questa storia, da quelle più leggere e ironiche e quelle più rarefatte del caso da risolvere.

Lo stile avvincente e l’ambientazione completano il quadro rendendo la lettura un’esperienza vissuta a trecentosessanta gradi.

Spero che Arturo possa tornare così da poter riportare i lettori nei fantastici anni 90 con atmosfere e dinamiche che è sempre bello rivivere, soprattutto quando a smuovere le acque ci sono misteri e casi da risolvere.

Adriano Morosetti è nato a Sanremo nel 1977. In passato è stato molto cose: giardiniere, barista, copywriter, autore televisivo. Da anni lavora come sceneggiatore di serie animate per la rai e il mercato internazionale. Il breve mestiere di vivere è il suo primo romanzo.

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