
I passi base di Fabrizio Morlando è una raccolta di racconti che ha per oggetto la morte come stato ineludibile del passaggio terreno, che sia uno schianto accidentale o il più naturale tra i fatti inaccettabili della vita: assimilata come paura del dolore e della perdita, ma anche come atto di liberazione, salto nel vuoto salvifico. Negli anfratti della narrazione, che diventa solvente per l’agire, si legge l’irruzione nel quotidiano di un’ontologia irreversibile che gli uomini chiamano “fato”, attraverso la quale Morlando, non senza accordarsi su un’inclinazione ironica e talvolta persino comica, formula una teoria della psicologia del tempo. E lo fa con profondità e leggerezza, con stile nevrile e inquieto, strutturando ogni racconto per equazioni linguistiche e componendo mosaici di stati tra loro antitetici, di luci e di ombre, cadute e risalite, in equilibrio sul filo del paradossale.
Ci sono libri che ti parlano in punta di piedi, altri che ti strillano in faccia, altri ancora che ti prendono per mano e ti accompagnano come un amico fraterno lungo una strada un po’ dissestata. I Passi Base di Fabrizio Morlando è un po’ tutte queste cose insieme. È un libro che inciampa con te, che condivide il peso delle cose, che ti fa compagnia nel caos e nei silenzi. E soprattutto, lascia addosso quel misto di malinconia e lucidità che arriva solo quando qualcuno riesce a dare forma a ciò che tu stesso avevi dentro ma non sapevi come esprimere.
La scrittura di Morlando è spontanea, traboccante e densa di umanità. Non c’è posa, non c’è artificio: solo un flusso autentico che restituisce al lettore un ritratto vivido e tagliente della quotidianità, con tutto il suo carico di bellezza e disagio. Per chi cerca tra le pagine un’occasione per pensare, per riflettere, per riconoscersi, questo libro sa offrire molto.
La vicenda ruota intorno a una famiglia qualunque, in un contesto provinciale che sa essere tanto familiare quanto claustrofobico. Ma più che gli eventi, ciò che colpisce è il modo in cui sono raccontati: la voce narrante di Arrigo, un giovane osservatore acuto e vulnerabile, ci accompagna con ironia e struggimento in un percorso di crescita segnato da contraddizioni, affetti imperfetti e piccole rivelazioni.
Ogni personaggio è costruito con uno sguardo affettuoso ma disilluso. La madre, figura complessa e sfaccettata, sembra danzare tra spiritualità e bisogno di evasione. Il padre, meccanico idealista e spaesato, incarna un’umanità goffa ma genuina. E sullo sfondo, una presenza anziana e silenziosa diventa emblema del tempo che passa, della fragilità che ci accomuna.
Morlando ha il raro dono di far sorridere in mezzo alla malinconia, con un’ironia che non svilisce mai il dolore ma lo rende più sopportabile. È anche un libro che invita, in modo quasi silenzioso, a confrontarsi con il tema della perdita, senza proclami né facili consolazioni. Una riflessione profonda sul tempo, sulla memoria, sul peso dei legami.
I Passi Base è un’opera che si ama o che scuote, ma che non lascia indifferenti. Un libro che resta addosso, come un abbraccio ruvido o una frase che ti torna in mente giorni dopo. Racconta ciò che vediamo ogni giorno ma spesso fingiamo di non notare. E ci invita, con delicatezza e schiettezza, a imparare a dare un nome anche a ciò che fa male.
Titolo: I Passi base
Autore: Fabrizio Morlando
Formato: Copertina flessibile
Pagine: 176
Editore: Fallone Editore