Recensione Storie della buonanotte che non piaceranno proprio a tutti di Erica Leonangeli

Storie della buonanotte che non piaceranno proprio a tutti

–  Erica Leonangeli 

 

Formato: Copertina flessibile

Genere:  Racconti
Pagine:  157
Editore: Self


Giudizio Sintetico


La raccolta, di tredici racconti brevi, nasce dalla miriade di incontri ed esperienze che hanno caratterizzato questo mio 2020.
Una continua successione di eventi assurdi e unici, conditi con una vena stramba e fantascientifica, che parlano di me ma, credo, anche un po’ di ognuno di voi.
Qualcuno fa riflettere, altri lasciano l’amaro in bocca, altri ancora fanno ridere per l’idiozia degli avvenimenti.
Personaggi reali che abbracciano il mondo fantastico della mia mente che, finalmente, ho messo a nudo (o quasi, sono pur sempre una signorina).
Acquistatelo: devo comprarmi le caramelle gommose!

Sono sempre più convinta che il grado di difficoltà quando si crea una raccolta di racconti sia sempre molto alto, non solo perché bisogna tenere insieme tante storie, ma anche soprattutto perché ad ognuna bisogna dare carattere, unicità e coerenza, e questi fattori non sono indubbiamente semplici da realizzare.
“Storie della buona notte che non piaceranno proprio a tutti” è una selezione di 13 racconti brevi che nascono da incontri ed esperienze dell’autrice nel complesso 2020, aneddoti e situazioni che vivono di luce propria grazie a un’impronta decisa e originale che Erica Leonangeli è riuscita a dare ad ognuno di essi con dettagli precisi, razionali ma anche molto fantasiosi.
Perdendosi tra le pagine di questi racconti, che a tratti sono assurdi, commoventi e drammatici, ci si chiede quanto dell’autrice ci sia nei protagonisti di queste storie e quanto sia frutto della sua fantasia, non solo per i dettagli che compongono ogni racconto, ma anche per il tono della narrazione che cambia continuamente non dandoci il reale riflesso dell’animo di Erica.
Si capisce, e ce lo confida anche l’autrice nella prefazione, che questo cammino di racconti segue accompagna un cammino di presa di coscienza e liberazione dell’autrice stessa che, a seguito di un cammino terapeutico, ha imparato a mettere da parte gli altri per pensare un po’ a se stessa.
In questi racconti, quindi, si celano tanti messaggi che Erica ha voluto trascrivere in queste righe e che arrivano in modo diverso a seconda di ciò che il lettore vuole o non vuole leggere.
Quello che mi ha indubbiamente colpita è proprio l’animo variegato di ogni singolo racconto che sembra scritto da una penna diversa da quello successivo, raccontato con un tono diverso, con una modalità differente  riuscendo ad alternare ironia, sfacciataggine, spensieratezza ma anche drammaticità, commozione e nostalgia.
Una raccolta di racconti che parla di vita, di lavoro, di famiglia, di quotidianità in generale, di persone, personaggi ma soprattutto attimi razionali o meno, che tengono compagnia, coinvolgono ma soprattutto stupiscono per l’anima unica che ognuno di essi mantiene.
Se l’ironia di Erica mi aveva da subito colpita, sia dallo scambio di messaggi che c’è stato tra di noi, sia dalla copertina dove, cito testualmente “ acquistatelo: devo comprarmi le caramelle gommose”, leggere questa sua opera mi ha convinta che l’autrice abbia uno spirito ironico, che nella vita può fare la differenza soprattutto se trasmesso agli altri, ma soprattutto un’anima nobile raffinata che sa raccontarsi agli altri in tutte le sue sfumature anche attraverso situazioni che c’erano piccole grandi verità.

Sin da piccola, Erica è sempre stata circondata, ed attratta, dalla creatività e da come le cose prendessero vita.
Questa curiosità, l’ha accompagnata nel suo percorso di studi, con la laurea in Conservazione dei Beni Culturali, ma anche in ambito lavorativo, collaborando per svariati anni con una studio di tatuaggi nel veneziano.
Anche nel privato, spicca questa sua indole: si appassiona presto alla fotografia, al canto e alla letteratura.
Autori come Stephen King, Agatha Christie e molti altri, la fanno entrare nei loro mondi; ma anche fotografi di viaggio e reportage, come Annie Leibovitz, la portano ad ampliare la propria immaginazione.
Attingendo al proprio vissuto, comincia a scrivere racconti con una vena misteriosa e weirdo. Talvolta, con finali piacevoli e sereni; altre volte, con risvolti macabri e che lasciano riflettere.

Si diverte nel farlo e, crede, continuerà a scrivere proprio per questo motivo.


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