Recensione “La porta socchiusa” di Valentina Morpurgo

La porta socchiusa

– Valentina Morpurgo –

In questi anni ho voluto con forza capire perché quella splendida donna non tornava, non ricordando più che proprio io l’avevo sotterrata. Cercavo spiegazioni invece di prendere la pala e iniziare a scavare. Un lunghissimo tunnel percorso pressoché alla cieca e in totale solitudine interiore per arrivare davanti ad una porta socchiusa e rendermi conto che non era mai stata chiusa a chiave. La porta che dava al giardino

Formato: Copertina flessibile

Genere: Racconto
Pagine: 203


Giudizio Sintetico


Si sente parlare sempre più spesso di annullamento di se stessi per paura di perdere il proprio partner, una dipendenza affettiva sbagliata che rischia di privare di sogni, sorrisi e della parte più bella dell’essere donna e moglie.

L’amore può divenire “sbagliato”?  Può con il tempo essere dipendenza e assoggettamento e privare la persona della bellezza di questo sentimento? Per quanto si può far finta di non vedere il lato marcio di una storia? Come si fa a capire e uscire da questa gabbia?

Valentina Morpurgo affronta l’argomento e lo fa in modo diretto, senza fronzoli o forzature ma riuscendo ad imprimere nel lettore l’angoscia e la parte più cieca di questo sentimento.

Perla non sa ancora a cosa andrà incontro scegliendo di sposare Fabio. Il sentiero che imbocca cancellerà per sempre la donna che era, trasformandola nel fantasma di sé stessa.

Perla sta ancora cercando Perla!

“La porta socchiusa” è un racconto, una scrittura di getto, nello stile dell’autrice, che arriva al lettore come un diario personale, una storia raccontata intimamente da cui traspaiono paure e insicurezze da cui è difficile separarsi.

Se all’inizio la storia sembra raccontare l’incontro traumatico con l’ansia e tutte le conseguenze sulla quotidianità ad essa legate, in realtà la storia ci porta più lontano, alla radice del problema: una storia d’amore fatta di alti e bassi ma soprattutto di una componente di assoggettamento e annullamento che porta la protagonista a soffrire quotidianamente.

Perla, la protagonista, vive di castelli immaginari dove ripone fiducia e speranza che, il rapporto con Fabio, possa cambiare e maturare, divenire qualcosa di libero e finalmente felice.

L’evolversi della storia, la maturità e lo scorrere del tempo, rappresenteranno unicamente altre difficoltà da aggiungere alla morsa di una vita amorosa divenuta ormai prigione dorata.

Il racconto di getto creato da Valentina Morpurgo aiuta il lettore a comprendere ma non a giustificare alcuni comportamenti; una lettura razionale dello scritto riesce a far percepire dolore e annullamento ma non a comprendere la mancanza di decisione nell’affrontare il carceriere di questo amore; il messaggio e la funzione del “Seme” di Perla sono il messaggio più potente e bello dell’intero libro, una boccata d’ossigeno e di forza interiore che il lettore aspetta con ansia.

La consapevolezza di Perla, già presente nel ricordo ad inizio narrazione, combatte con la parte assoggettata di Perla, uno scontro personale e interiore da cui escono le parole che compongono il libro.

Il tema trattato è delicato, anche se il giudizio del lettore segue l’istintività delle proprie emozioni, attorno all’amore soffocante e sottomesso ruotano implicazioni psicologiche di grande portata.

Un libro che si legge velocemente ma non sempre con facilità, scritto di getto (tecnica sicuramente interessante e maggiormente introspettiva) e che dona una panoramica su questo argomento delicato.

Sicuramente, la soluzione può giungere solo da noi stessi e da aiuti esterni che possano aprire quella porta rimasta troppo a lungo socchiusa, una porta che, fortunatamente, la vita impedisce di chiudere definitivamente, regalando a chiunque seconde opportunità.


Valentina Morpurgo:  Nata al Lido di Venezia, diplomata all’Istituto d’Arte, abita da tredici anni a Murano, patria mondiale del vetro artistico, dove lavora. Ama trasferire su carta riflessioni, storie ascoltate per puro caso, pezzi di vita di sconosciuti che elabora. Scrive di getto, non struttura nulla. Scrive su carta. Ama leggere soprattutto psicologia moderna e horror, correre, anche mentalmente.


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