Recensione “Come il veleno” di Serena McLeen

Come il veleno

– Serena Mc Leen –

Mi rimisi in posizione, i miei genitori si stavano abbracciando. Il volto di papà era appoggiato sulla spalla della mamma, che gli accarezzava i capelli. Sembrava stesse piangendo. Quell’atteggiamento mi sembrò strano.  Lui non piangeva mai e lei non era solita abbracciare nessuno. Nemmeno me… pensai osservandoli

Formato: Copertina flessibile

Genere: Romanzo psicologico
Pagine: 313
Editore: Self Publishing

Giudizio Sintetico


Quando si parla di sentimenti tra donne (soprattutto di madre e figlia) ci si aspetta la lettura di storia di forza, di contrasti risolti, di fedeltà reciproca e valori positivi.

Se questi sentimenti non sono presenti, si nutre una speranza inconscia, si procede nella narrazione augurandosi il cambiamento e che la situazione non possa precipitare.

“Come il veleno” è la parte d’ombra di questa speranza, è una storia capace di svelare l’animo più ingiusto della natura umana, la cattiveria e il condizionamento, senza però intaccare la sete e la voglia di giustizia.

Estate 1956. Linda è una bambina di 10 anni, unica figlia di due facoltosi viticoltori che abitano in una grande villa sulle colline veronesi. Un giorno, mentre sta giocando a nascondino con le sue cugine Anna e Chiara, assiste per caso a una strana scena tra i suoi genitori: il padre sta piangendo e la madre, abbracciandolo, gli accarezza i capelli. È la prima volta che Linda vede suo padre piangere e sua madre fare un gesto d’affetto verso qualcuno. Autunno 1959. Il padre di Linda muore e la madre le propone di andare a vivere per qualche tempo a Parigi a casa degli zii. Linda accetta, è l’occasione per allontanarsi da quella donna scontrosa che si è sempre dimostrata gelida nei suoi confronti. Dalle sue labbra uscivano solo parole di rimprovero e persino nel giorno del funerale di suo marito non era riuscita a stringere a sé Linda, che invece avrebbe tanto desiderato essere abbracciata e consolata. La perdita del papà, affettuoso e comprensivo, è per Linda uno dei momenti più difficili della sua vita. 1959-1965. A Parigi, Linda sembra rinascere. Conosce l’affetto degli zii, stringe un forte legame d’amicizia con la cugina Anna e impara a dipingere, una passione che l’aveva incuriosita fin da bambina ma che la madre le aveva impedito di coltivare. A Parigi incontra anche Bernard, con il quale nasce una dolcissima storia d’amore, fino al punto di decidere di sposarlo e di progettare il futuro con lui. Linda è finalmente felice e, lontana dalla madre, sembra aver superato i traumi vissuti da bambina, anche se le sue notti sono spesso tormentate da un incubo ricorrente che però non ha il coraggio di rivelare a nessuno, nemmeno a Bernard. Autunno 1986. Linda è tornata ormai da anni a vivere nella villa in cui è cresciuta e dirige con successo l’azienda vinicola di famiglia. Con lei vive la madre, ormai anziana e malata, che alterna momenti di lucidità a momenti in cui lo sguardo si fa assente e la mente si annebbia. Linda però non è serena, sono troppe le domande a cui non riesce a dare una risposta, troppi gli eventi apparentemente inspiegabili che le hanno segnato irrimediabilmente la vita. Perché sua madre l’ha sempre trattata in modo freddo e scostante, come se fosse incapace di provare sentimenti? Che cosa si nasconde nel suo passato e perché non le hanno mai parlato dei nonni, nonostante Linda avesse chiesto più volte di loro? E che cosa era successo tra i suoi genitori quel giorno in cui da bambina li aveva visti piangere abbracciati? Con l’aiuto di Anna, Linda sembra finalmente vicina a far luce sulla propria storia, perché solo in questo modo riuscirà a trovare le risposte ai tanti interrogativi che da anni la perseguitano e a spezzare le catene che la tengono imprigionata al passato. In un costante crescendo di tensione, questo coinvolgente romanzo psicologico si snoda in un continuo alternarsi tra presente e passato. Il logorante rapporto tra Linda e sua madre nasconde risvolti drammatici che tengono con il fiato sospeso fino all’ultima riga… e all’ultimo segreto.

 

Se Linda è una ragazza premurosa e fiduciosa nel futuro, sebbene con un passato tutt’altro che semplice, la madre Eleonora è sempre stata una donna meschina e guidata dalla cattiveria, soprattutto nei confronti della figlia che ora si trova ad accudirla nel momento della malattia.

La convivenza presente porta Linda a rivivere il passato e a chiedersi perché tante domande siano rimaste senza risposta.

In un’apparente presente calmo e di attesa, si scatena la necessità di conoscere il passato, denso di ingiustizie e sofferenza capaci di condizionare drammaticamente i giorni a venire e l’intera vita della protagonista.

“Come il veleno” è un romanzo che parla di sentimenti, ci permette di accarezzare le fasi della vita e l’impatto drammatico di rapporti malati, di cattiveria ingiustificata e controllo sulle persone.

Parlando di rapporto madre-figlia, tutto ci si aspetta tranne che dover assistere alla subdola cattiveria con cui una madre decide di segnare e rovinare la vita della figlia senza apparente motivo.

Il filo narrativo del romanzo, che ci accompagna nel presente e ci trasporta nel passato, ci permette di indagare queste motivazioni, portando alla luce aspetti drammatici che si concludono in un finale di grande impatto emotivo.

Se all’inizio, le sfumature della storia prendono gradazioni diverse nutrendo  speranza e curiosità, tornando nel passato si sviluppa un senso di insofferenza e rabbia nei confronti di una madre dall’animo amaro e ingiusto.

L’intera storia viene vissuta dal lettore con trasporto, la narrazione è veloce e coinvolgente e riesce a creare netti contrasti nei pensieri di chi legge e che ovviamente si affeziona alla storia di Linda.

Non ho trovato gravi errori o difetti nella storia, il romanzo è coraggioso e si nutre dei sentimenti del lettore, scavando a fondo nell’animo umano e in ogni sfumatura di esso.

Serena McLeen riesce ad annientare le difese di chi legge con una storia potente, drammatica e difficile da affrontare poiché esce tutto il male di cui una persona può essere capace.


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