

Il romanzo Sebastian Fitzek segue la vicenda di Caspar, un uomo che ha perso la memoria e si ritrova in una struttura psichiatrica di alta sicurezza, insieme ad altri pazienti e al personale, durante una violenta tempesta di neve. Nella struttura si aggira un pericoloso criminale soprannominato “il ladro di anime”, un individuo che non uccide le sue vittime ma le riduce in uno stato catatonico, vive ma completamente svuotate di volontà, identità e capacità comunicativa.
Durante il corso della narrazione, Caspar cerca disperatamente di ricostruire la sua identità, capire chi è davvero, e sopravvivere all’assedio del presunto assassino. I confini tra vittime, carnefici e medici si fanno sempre più sfumati, in una spirale di paranoia, indizi contraddittori e paure ancestralil
Durante la lettura de Il ladro di anime, ho preso diversi appunti per riuscire a mettere nero su bianco le mie impressioni a caldo, senza lasciarmi influenzare dal finale, e devo ammettere che comprendo perfettamente perché questo thriller divida così tanto i lettori: è un romanzo che alterna momenti molto efficaci ad altri decisamente meno riusciti.
La tensione narrativa è indubbiamente uno dei punti forti del libro: l’atmosfera claustrofobica della clinica psichiatrica, l’isolamento causato dalla neve, la sensazione costante che qualcosa di terribile stia per accadere… tutto questo contribuisce a creare un ritmo serrato e una suspance che riesce a catturare l’attenzione fin dalle prime pagine. In questo senso, la lettura risulta coinvolgente e a tratti ipnotica, perfetta per chi cerca adrenalina e mistero.
Tuttavia, accanto a questi elementi positivi, emergono alcune debolezze strutturali che non possono passare inosservate. Alcune situazioni appaiono forzate, con comportamenti dei personaggi che mancano di coerenza logica o che sembrano inseriti più per stupire che per far avanzare la trama in modo naturale. Inoltre, la costruzione del mistero ha alcune fragilità: il sospetto principale è troppo evidente, e fin da subito si ha l’impressione che dietro la maschera del “cattivo” si nasconda proprio chi non dovrebbe.
Un aspetto che invece ho apprezzato è l’uso dei flashback: i ricordi che affiorano a poco a poco nella mente del protagonista contribuiscono a creare un puzzle intrigante, spingendo il lettore a proseguire per mettere insieme i pezzi e arrivare alla verità che ha un senso molto più ampio di ciò che appare in un primo momento e si coglie solo a lettura conclusa. Anche l’inserimento degli enigmi è un elemento ben riuscito, sembra un tocco di originalità in più ma ha un senso molto più profondo e ben congegnato.
Il primo colpo di scena, che dovrebbe lasciare il lettore a bocca aperta, in realtà è abbastanza prevedibile, soprattutto per chi è abituato a prestare attenzione ai dettagli disseminati nel testo. Personalmente, avevo intuito molto presto dove la storia volesse andare a parare, e questo ha un po’ smorzato l’effetto sorpresa anche se non ha limitato l’effetto comprensivo del libro una volta terminato.
Il finale, invece, offre qualche spunto interessante e qualche trovata brillante, come il bigliettino nascosto tra le pagine o l’enigma inserito nei ringraziamenti, elementi questi che dimostrano una certa cura nei particolari e una voglia di giocare con il lettore anche oltre la narrazione dando ancor più significato al focus psicologico dell’intero romanzo.
Nel complesso, Il ladro di anime è un thriller ben confezionato, con un buon potenziale, ma che lascia anche un leggero retrogusto amaro. È come un piatto ricco di ingredienti, in cui alcuni sapori si mescolano bene, mentre altri stonano un po’, lasciando l’impressione che il risultato finale avrebbe potuto essere più incisivo. Forse Fitzek nel suo essere geniale ha voluto osare troppo e questo ha incrinato il castello di carte su cui ha costruito l’intera storia del ladro di anime.
Promuovo il romanzo, anche se non a pieni voti. Merita una lettura per chi ama le storie psicologiche, i misteri ambientati in luoghi chiusi e carichi di tensione, e per chi sa apprezzare le imperfezioni di un’opera che, pur con qualche inciampo, riesce comunque a intrattenere.
Finisco dicendo che sicuramente è un libro che chiede attenzione e richiede una riflessione profonda a fine lettura, perché non è così immediato il significato di tutto l’impianto narrativo e del focus psicologico della trama.
Sebastian Fitzek è autore di una serie di romanzi (genericamente definibili psychothriller) di incredibile successo. I suoi libri sono tradotti in tutto il mondo.
Tra i titoli in edizione italiana ricordiamo Il ladro di anime (Elliot, 2009), Il bambino (Elliot, 2009), La terapia (Rizzoli, 2007 – Elliot, 2010), Schegge (Elliot, 2010), Il gioco degli occhi (Elliot, 2011), Il cacciatore di occhi (Einaudi, 2012), Il sonnambulo (Einaudi, 2013), Noah (Einaudi, 2014), Portami a casa (Fazi, 2024).
Titolo: Il ladro di anime
Autore: Sebastian Fitzek
Formato: Copertina flessibile
Pagine: 229
Editore: Einaudi