

Non so davvero spiegarmi perché abbia aspettato così tanto a leggere questo capolavoro. Forse perché, come spesso accade con i classici, si tende a rimandarli con l’idea che “tanto sono sempre lì, pronti”. Eppure ora che l’ho letto, divorato in meno di 24 ore, annotato e approfondito capitolo per capitolo, posso dire con certezza che La fattoria degli animali è uno di quei libri che ti scuotono dentro, che ti restano addosso, che vorresti consigliare a chiunque.
Scritto tra il 1943 e il 1944, e pubblicato nel 1945, questo romanzo breve è una favola allegorica che racconta la storia di una rivoluzione: gli animali di una fattoria si ribellano al loro padrone umano, lo cacciano via e decidono di autogestirsi, fondando un nuovo ordine dove tutti sono uguali e tutto è condiviso. Ma, come ben sappiamo dalla storia (e Orwell ce lo mostra con lucidità agghiacciante), le rivoluzioni nate da nobili ideali possono trasformarsi rapidamente in nuove forme di oppressione.
Dietro questa narrazione semplice, quasi da fiaba, si nasconde in realtà una critica profonda e tagliente all’Unione Sovietica post-rivoluzionaria. Orwell, che era socialista ma fermamente anti-stalinista, partecipò nel 1936 alla guerra civile spagnola contro Franco, e vide con i propri occhi gli effetti distruttivi di regimi totalitari anche se nati da ideali di giustizia sociale. In un periodo in cui molti intellettuali inglesi guardavano con favore all’ideologia comunista, Orwell decise di andare controcorrente e, per aggirare anche la censura dell’epoca, diede vita a questa allegoria potente e disturbante.
Il saggio Vecchio Maggiore, i porci Napoleone e Palla di Neve, il cavallo Gondrano, l’asino Beniamino, e tutti gli altri animali della fattoria non sono semplici personaggi, ma archetipi, simboli vivi di una trasformazione sociale che degenera. La promessa di una società egualitaria si infrange contro il muro della propaganda, della manipolazione, della sete di potere. Gli animali lavorano sempre di più, ma la loro condizione peggiora, mentre una nuova élite, i maiali, si separa dal resto, godendo di privilegi sempre maggiori.
Si arriva così a uno dei finali più amari e incisivi della letteratura novecentesca: uomini e animali diventano indistinguibili, e ciò che era nato per cambiare tutto finisce per non cambiare nulla. Un cerchio che si chiude, e che lascia il lettore con un senso profondo di inquietudine e riflessione.
Ma La fattoria degli animali non è solo una lettura politica. È anche una favola intelligente, cruda e intensa, in cui ogni personaggio ha una sua voce, un suo ruolo, una sua verità da raccontare. L’ho letta sia con gli occhi della lettrice appassionata di storia, riconoscendo i riferimenti e le dinamiche storiche, sia con quelli di chi ama le buone storie, quelle in cui anche gli animali parlano, pensano e decidono.
Attualissimo allora, e spaventosamente attuale ancora oggi, questo libro è un monito necessario. Una lettura breve ma densa, semplice nello stile ma potentissima nel messaggio. Un classico che merita non solo di essere letto, ma anche di essere riletto, discusso, annotato, condiviso.
E davvero, mi chiedo ancora: perché ho aspettato così tanto?
George Orwell: Scrittore inglese. Nato nel Bengala, compì gli studi a Eton. Ritornato in India nel 1922, vi rimase cinque anni al servizio della polizia imperiale indiana in Birmania. Questo soggiorno diede lo spunto al suo primo romanzo, Giorni in Birmania (Burmese days, 1934).
Rientrato in Europa, il desiderio di conoscere le condizioni di vita delle classi subalterne lo indusse a umili mestieri nei quartieri più poveri di Parigi e di Londra, esperienza che narrò in Senza un soldo a Parigi e a Londra (Down and out in Paris and London, 1933).
Nel libro inchiesta La strada per Wigan Pier (The road to Wigan Pier, 1937) descrisse con amaro verismo la vita dei disoccupati. Partecipò alla guerra civile in Spagna, combattendo nell’esercito repubblicano; in Omaggio alla Catalogna (Homage to Catalonia, 1938) emerge una posizione duramente critica nei confronti del partito comunista spagnolo e dell’Unione Sovietica, accusati di aver distrutto la sinistra anarchica favorendo la vittoria dei falangisti.
Violentemente contrario ai metodi staliniani, scrisse una satira brillante e dolorosa del comunismo russo in La fattoria degli animali (Animal farm, 1945); infine, portando alle estreme conseguenze la sua avversione a ogni tipo di totalitarismo, diede nel suo ultimo romanzo, 1984 (1949), un’immagine avveniristica, tanto terrificante quanto plausibile, della società mondiale. Orwell lasciò anche saggi originali su argomenti di critica letteraria e di sociologia.
Titolo: La fattoria degli animali
Autore: George Orwell
Formato: Copertina flessibile
Pagine: 136
Editore: Libri Mondadori